Il balkuardo Santa Croce restaurato

(10 dicembre 2015) - Sono state rimosse in questi giorni le impalcature che hanno nascosto alla vista per qualche mese la porzione orientale del baluardo Santa Croce. Si sono infatti conclusi i lavori di restauro del paramento esterno, che seguono a distanza di oltre una ventina d'anni quelli sulla metà occidentale.

Mentre proseguono i lavori all'interno del bastione, si possono fare le prime sommarie considerazioni sulla qualità del risultato.

Avvertendo che si tratta per il momento di impressioni e considerazioni “a caldo” di chi scrive. Una relazione approfondita potrà essere stesa solo una volta che si saranno conclusi anche i lavori ancora in corso all’interno del baluardo.

Diciamo subito che il risultato conferma ancora una volta il potenziale “estetico”, oltre che storico, delle mura di Padova, che, se restaurate a dovere, e quindi finalmente ben visibili, possono costituire motivo di attrazione anche solo con la loro imponente presenza. Che sarebbe ancor meglio valorizzata se venissero riportate al loro livello originario le fosse, almeno là dove ancora esistono, come in questo caso, e se, nel caso in questione, venisse riportata alla luce la canaletta che un tempo girava attorno al bastione, e che altro non è che il canale Alicorno. Ma il discorso ci porterebbe lontano: rimane uno degli obiettivi fissati dal progetto per il Parco delle mura e non mancheranno le occasioni per ritornare sull’argomento. Accontentiamoci per il momento di confrontare la situazione dopo il restauro con quella precedente: confronto per il quale non servono troppe parole, basta qualche fotografia… (vedi sotto)

Piuttosto, ora che il paramento si presenta pulito, quasi "splendente", infastidisce ancor più la presenza della rete che impedisce di avvicinarsi proprio al fianco orientale del bastione. Era stata installata in tempi recenti per ragioni di sicurezza, quando il deterioramento della muratura comportava l’occasionale distacco di mattoni o frammenti lapidei, che costituiva un obiettivo pericolo. Ora però queste preoccupazioni non hanno più ragion d’essere, ci auguriamo quindi che la rete venga presto rimossa e ripristinata la situazione precedente.

Detto questo, saltano all’occhio alcune sensibili differenze fra quest’ultimo intervento e il precedente sulla porzione occidentale del bastione, portato a termine, come si è accennato, ormai più di vent’anni fa. Non ci riferiamo tanto alle differenze di stato di conservazione: il vecchio restauro mostra i suoi anni, la mancanza di una regolare manutenzione lo espone all’aggressione della vegetazione, il paramento si è  scurito e qua e là e le malte hanno cominciato a sfaldarsi,. Tutto sommato però vien da dire che la situazione non è poi così disastrosa e un eventuale intervento di ritocco non dovrebbe risultare particolarmente gravoso. La semplice pulizia dalla vegetazione in sommità, effettuato in concomitanta con l'intervento nella metà orientale, ha

La differenza più rilevante riguarda invece la soluzione adottata per la copertura della muratura, che nel vecchio intervento era stata realizzata con copertina impermeabile in cocciopesto, mentre in quello appena terminato si è optato per un cappotto in terra armata, secondo una pratica già adottata in alcuni dei restauri più recenti, in particolare al baluardo Moro I, ma sfruttando in questo caso anche la terra già presente in sommità.

Al di là della diversità del risultato, che, trattandosi di due metà dello stesso manufatto, risulta difficile da comprendere - perlomeno a un osservatore che non conosca in dettaglio la storia degli interventi sulle mura di Padova - va detto che questa seconda modalità, anche se adottata, a quanto riferito dai tecnici che stanno curando l’intervento, per ragioni di costo, risulta alla fine più corretta, dal punto di vista visivo, rispetto all’altra, che si rifaceva a una pratica comune in archeologia, ovvero la copertura del rudere a fini di protezione, ma non di ricomposizione architettonica. Orbene, nel caso di questo baluardo (ma lo stesso può valere anche per il Moro I), il risultato è abbastanza vicino a quello che potrebbe essere stato il suo aspetto esteriore originario. La struttura fu infatti realizzata in un’epoca in cui i parapetti in muratura erano stati generalmente abbandonati in favore di parapetti in terra, spesso armata, anche se ovviamente con armatura assai diversa da quella in acciaio oggi adottata. E proprio in occasione dell’intervento degli anni Novanta erano state rilevate le prove dell’esistenza di un parapetto in terra, anche se poi, stranamente, in quel caso si decise di rimuoverlo interamente e adottare la copertura in cocciopesto. Che nel caso del recente intervento si sia trattato o meno di una scelta consapevole, il risultato è corretto e non ci resta che rallegrarcene.

Desta semmai qualche perplessità il fatto che non sia stata realizzata, almeno a quanto ci è stato detto, una impermeabilizzazione della sommità del muro, cosa che a lunga scadenza potrebbe rendere necessari nuovi interventi. D’altra parte, non essendo stato rimosso lo strato di terra già presente, molto compatto, che in qualche modo ha protetto il muro fino a oggi, non resta che sperare che  esso continui a svolgere la  sua funzione.

Per quanto riguarda il paramento esterno, esso è stato consolidato, lasciandolo per quanto possibile nello stato in cui ci è pervenuto, limitando eventuali risarcimenti soltanto ai punti in cui risultavano indispensabili, in particolare per il sostegno del cordone e delle cornici in pietra, rinunciando in particolare alla ricostruzione integrale della camicia esterna, quasi completamente perduta sul fianco orientale e conservatasi invece assai meglio sulla faccia. Prassi condivisibile, che tuttavia, lo ricordiamo ancora una volta, implica una manutenzione sollecita e continua, per evitare che la vegetazione si insinui nuovamente nelle asperità, come è purtroppo avvenuto rapidamente, ad esempio, al torrione Pontecorvo. Evitare ricostruzioni praticamente integrali come quella del Santa Giustina è giusto e possibile, ma va predisposto un serio e affidabile piano per la manutenzione costante delle strutture restaurate.

Come detto, attendiamo ora la conclusione dei lavori all’interno del bastione, per formulare qualche ulteriore e più circostanziata valutazione.

E attendiamo anche che vengano reperiti i fondi necessari per ricollocare al loro posto i cospicui frammenti del leone marciano, che anche di recente l’Assessore Paolo Botton ci ha riconfermato essente un obiettivo che l’amministrazione intende realizzare.

U. Fadini

leggi anche: Restauri in corso: porta Ognissanti e baluardo Santa Croce


Confronti PRIMA e DOPO il restauro

panoramica della metà orientale del baluardo


Il fianco orientale



La cannoniera esterna del fianco est



La cannoniera interna del fianco est



La faccia ovest