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Con il definitivo insediamento dei Da Carrara come signori di Padova il loro ruolo doveva essere segnalato anche simbolicamente da una residenza di livello adeguato. A questo provvede Ubertino, primo signore ufficiale, anche se terzo di fatto, che già a partire dal 1338 avvia la costruzione del palazzo di ponente, la propria residenza, con l'edificio con la doppia loggia a due soli lati, già completato nel 1343, di cui ci resta oggi il lato maggiore, e successivamente quello nuovo, o di levante, con il chiostro, pur esso caratterizzato dal doppio loggiato sui quattro lati, di cui resta soltanto la Sala dei Giganti, per di più in veste cinquecentesca. Gli edifici destinati più propriamente alle funzioni pubbliche si disponevano a est verso la piazza dei Signori (dove forse già esisteva il palazzo utilizzato nel decennio della loro dominazione dagli Scaligeri, cui si deve l'apertura della piazza stessa), e quelli per la guarnigione e i servizi, che seguivano verso nord, oltre la grande corte, oggi piazza Capitaniato.

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Quale che fosse la consistenza di eventuali opere scaligere, è a Ubertino, con successive integrazioni da parte di Jacopo II e di Francesco il Vecchio, che si deve quanto ci è noto, e quel poco che ci è rimasto, della curia carrariensis.

Perché di quella vasta area che, con confini relativamente certi ad est (via Monte di Pietà, via Dante) e ovest (via Accademia, via Dondi) e un po' più incerti a sud (duomo) e soprattutto a nord (S. Nicolò?), di carrarese rimane oggi assai poco, inglobato in edifici posteriori e quasi invisibile (come i resti di una torre nella sala delle Edicole, all'interno degli edifici universitari di Piazza Capitaniato), o ignorato (come il portico che dà su corte Arco Valaresso), o infine completamente trasformato (come la Torre dell'Orologio, esito della trasformazione di una delle porte-torri di ingresso, o la Sala dei Giganti, che si presenta oggi nella veste cinquecentesca, ampliata e rialzata e con solo parte di un affresco trecentesco che ritrae Francesco Petrarca a testimoniarne l'identità con l'antica sala degli Uomini Illustri). Fa eccezione l'angolo sud ovest, che oltre ad una significativa porzione del palazzo vecchio, o di ponente, con la elegante loggia e gli affreschi della cappella di Guariento, conserva anche l'unico tratto della cinta difensiva, che probabilmente circondava l'intero complesso, nonché tracce cospicue degli accessi al traghetto, il percorso sopraelevato di collegamento con il castello, opera anch'esso di Ubertino.

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Le trasformazioni funzionali e le modifiche apportate dai veneziani nel corso dei quasi quattro secoli seguiti alla conquista di Padova (1405), certo non tutte deplorevoli, vedi il caso della Torre dell'Orologio, ma ancor più i pesanti interventi ottocenteschi, culminati con la demolizione praticamente di tutto il palazzo di levante, con la sua corte con il doppio loggiato e le sale affrescate descritteci dai cronisti, hanno fatto quasi dimenticare alla città l'esistenza stessa del complesso carrarese, analogamente a quanto avvenuto, per fortuna in maniera meno definitiva, per il castello.

 

Per approfondire:

La reggia carrarese - Le vicende architettoniche del complesso trecentesco di Adriano Verdi (tratto da "I luoghi dei Carraresi", con nuove immagini e ampia bibliografia nelle note

Il traghetto alle mura

I restauri di palazzo Anselmi, con le recenti novità sulla rampa di accesso al traghetto

La torre dell'orologio


Per ulteriori approfondimenti sulla reggia e sulla Padova carrarese in generale:

I luoghi dei Carraresi, a cura di Davide Banzato e Francesca d'Arcais, Canova, Treviso 2006, che oltre al saggio di Adriano Verdi, qui ripreso e ampliato, ne contiene anche uno di Francesca D'Arcais su La decorazione della Reggia e uno di Davide Banzato su La cappella della Reggia