Poco si sa di quali difese abbia posseduto Padova fra la fine dell'impero romano e gli ultimi anni del XII secolo, quando fu iniziata, o portata a termine, la costruzione della cerchia comunale. A parte alcune tracce di mura altomedievali nei pressi del castello scoperte di recente, l'accertata esistenza, almeno dal X secolo, della Turlonga, nucleo iniziale del castello, e quella altrettanto sicura di un castello episcopale nei pressi del duomo, null'altro è documentato con certezza.

Ben diversa è la situazione per quanto riguarda l'età comunale e la successiva signoria carrarese.

Sebbene ci siano pervenute in stato frammentario, conosciamo in modo sufficientemente preciso le mura della prima cerchia comunale, della quale è documentato anche il periodo di costruzione, fra il 1195 e il 1210 (ma meglio sarebbe parlare di completamento e consolidamento, poiché già in precedenza le fonti parlano di muri e spaldi eretti a difesa di parti della città).
Se ne conservano ampi tratti e ne possediamo immagini eloquenti, ad esempio nell'affresco di Giusto de Menabuoi al Santo, e una dettagliata descrizione risalente i primi del Trecento, nella Visio Egidii Regis Patavie di Giovanni da Nono, che elenca con precisione numero, nome e collocazione di ogni porta.

Una seconda cerchia, della quale sopravvivono pochi, incerti frammenti, andò formandosi già pochi decenni dopo il completamento della prima, secondo un processo comune ad altre città medievali: a mano a mano che la città si espandeva, dando vita a nuovi borghi esterni alle mura, un nuovo tratto di cinta, collegato a quella già esistente, veniva eretto a loro protezione. In qualche caso, come a Padova, l'insieme degli ampliamenti andava a formare una nuova cerchia attorno alla precedente. Il processo di formazione di questa seconda cerchia di mura si prolungherà per tutto il secondo periodo comunale, per concludersi forse nei primi anni della signoria carrarese.

Ai Carraresi, e in particolare a Francesco il Vecchio, vanno invece senz'altro attribuiti gli ulteriori ampliamenti verso est e sud, che andranno a formare la terza cerchia, con la quale si concluderà l'espansione della città, la cui immagine si consoliderà anche grazie alle prime rappresentazioni cartografiche quattrocentesche, di Annibale Maggi e di Francesco Squarcione.
Questa cinta più esterna era dunque costituita da una parte della seconda cerchia, con l'aggiunta delle integrazioni carraresi ad est e a sud, come mostra lo schema pubblicato qui sopra, che fornisce anche la lunghezza di ogni tratto e le dimensioni dell'area. La terza cerchia è del tutto scomparsa in seguito alla realizzazione del sistema bastionato cinquecentesco e ne sono stati ritrovati pochi resti archeologici.
Le rappresentazioni quattrocentesche già ricordate, cui se ne aggiungono poche altre cinque e seicentesche (in particolare quella di Vincenzo Dotto), ci aiutano a ricostruirne l'andamento, la collocazione delle porte e l'aspetto, non molto diverso rispetto alla cerchia comunale o alle mura coeve di città come Este o Montagnana.

 

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Per una trattazione ampia e dettagliata delle mura medievali nel loro complesso:
- Le Muraglie vecchie di Padova
, di Adriano Verdi (tratto da I luoghi dei Carraresi, a cura di Davide Banzato e Francesca d'Arcais. Canova, Treviso 2006)

Per una ricognizione fotografica dettagliata dell'esistente (al 1987):
- Le mura ritrovate.
Fortificazioni di Padova in età comunale e carrarese, a cura di Adriano Verdi, Panda Edizioni, Padova 1987 e 1989