Le notizie storiche sulla costruzione del torrione di S. Giustina sono alquanto scarse. I lavori che sappiamo essere stati disposti nel 1513 dal Capitano Generale Bartolomeo D’Alviano dietro la basilica da cui prende il nome, si riferiscono probabilmente a una prima struttura costituita da un semplice terrapieno, cui la definitiva costruzione in muratura faceva seguito in un momento imprecisato ma comunque abbastanza vicino nel tempo, e ancora sulle indicazioni del D’Alviano, trattandosi di un bastione a pianta circolare, dunque della prima generazione dei bastioni padovani.

Il torrione ha pianta circolare, col centro all’esterno del vertice del saliente tra i due tratti murari rettilinei, formanti un angolo di 140°. La distanza dei fianchi da quelli dei bastioni vicini è di 409 metri verso S. Croce e 487 verso Pontecorvo. Queste misure corrispondono alla gittata utile dei proiettili, lanciabili in quegli anni da una grossa bombarda petraia.
Il diametro misura quasi 57 metri, poco superiore alla corda tesa tra i due angoli di fianco, chiamata gola, che è lunga 54 metri. La base cilindrica è scarpata, col piede più largo della sommità, fino al cordone lapideo alto un piede (cm 35,7), oltre il quale il muro continua verticale col parapetto, che poi gira all’interno. L’incamiciatura è in mattoni, ma la struttura interna è a sacco, cioè con un riempimento eterogeneo di pietrame legato con la calce.
Sui fianchi, a ridosso dell'angolo formato dal bastione con le cortine, sono presenti due cannoniere, cui corrispondono all'interno due grandi casematte con volta a botte, che però fino a poco tempo fa risultavano inaccessibili, essendo scomparse le gallerie di accesso ed erano visibili soltando dai relativi camini di sfiato.

Fra il 2005 e il 2006 il torrione è stato oggetto di un discutibile intervento di restauro che ne ha alterato la struttura interna e falsato in qualche modo l’aspetto esterno (l'intervento è stato fortemente e concordemente criticato dalle associazioni cittadine più sensibili alla tematica della comnservazione e del restauro). 
Allo scopo di ricavare degli spazi utilizzabili, si è realizzata all’interno del terrapieno una sala, collegata da due corti corridoi alle due casematte originali e “nascosta” sotto una ripida rampa. Nè la sala né la rampa, né i corridoi hanno alcun riscontro in strutture preesistenti, costituiscono quindi un intervento del tutto arbitrario. Anche i due camini delle casematte sono stati interamente ricostruiti per la parte visibile sulla sommità del terrapieno, il quale ultimo è stato mantenuto troppo basso, impedendo così la vista verso l’esterno, snaturando con ciò la funzione del bastione.
Il paramento esterno del torrione è stato restaurato ricostruendone interamente la camicia esterna, laddove era del tutto scomparsa. Anche la cannoniera di nord-est è stata integralmente ricostruita, per di più in modo assai poco conforme all'originale. Per ricostituire la continuità del cordone si è per fortuna rinunciato a ricrearlo in pietra, limitandosi a segnarlo con dei corsi di mattoni in rilievo.
Unici portati positivi sono stati la riapertura delle due cannoniere (con le forti riserve di cui sopra) e naturalmente l’accessibilità alla casamatta nord, ottenuta al prezzo dell’apertura di una varco mai esistito in precedenza, rinunciando invece a risolvere il problema tuttora aperto dell'accesso originario, che avveniva probabilmente in modo indipendente per ciascuna casamatta, dai due piccoli vani a gomito, oggi ciechi, che si aprono negli angoli nord della casamatta nord e in quello ovest di quella sud. Per questultima, forse per un ravvedimento dell’ultimo minuto, ci si è per fortuna limitati ad un foro nella muratura che permette di vederne l’interno, rimasto per il resto intatto e originale.

Nell'ambito della sistemazione degli spazi interni per collocarvi un roseto, è stato anche ripulito il lato interno del tratto di cortina fino alla breccia di via D'Aquapendente, caratterizzato da contrafforti a base triangolare, oggi visibili, ma che in origine erano coperti dal terrapieno, come avviene tuttora per il tratto che prosegue verso sud-ovest dopo la breccia, dove il terrapieno è invece conservato, fino al baluardo Santa Croce.

Ugo Fadini, 12/2011 (la descrizione tecnica è ripresa da A. Verdi, Porte, bastioni, cortine, in G. Mazzi, A. Verdi, V. Dal Piaz, Le Mura di Padova, Il Poligrafo, Padova 2002)

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valle fotopiano google aerea


Rilievi, piante e sezioni

piattaforma superiore pianta_confronto


L'esterno

vista_da_sudovest vista_da_sudovest vista_da_sudovest vista_da_sudest vista_da_sudest vista_da_est vista_da_est cannoniera nord est cannoniera nord est passaggio_pedonale cortina_nordest


Il lato verso la città e il terrapieno

piattaforma superiore piattaforma superiore rampa


Gli spazi interni - la sala, i corridoi, la casamatta sud-ovest

sala sala2 accesso_casamatta_sudovest casamatta_sudovest


Gli spazi interni - la casamatta nord

accesso_casamatta_nord casamatta_nord casamatta_nord_panoramica casamatta_nord_curvatura casamatta_nord_camino casamatta_nord_cannoniera casamatta_nord_cannoniera2 casamatta_nord_lato_sud


Gli spazi interni - il vano cieco adiacente alla casamatta nord

casamatta_nord_apertura casamatta_nord_vano1 casamatta_nord_vano2 casamatta_nord_vano_camino casamatta_nord_vano3


La cortina a sud-ovest e la breccia

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