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(8 marzo 2016) - Un episodio minore, che riguarda un intervento certamente utile alla città, ma che, nella scelta della sua localizzazione, va in direzione opposta al progetto di valorizzazione delle mura in fase di avviamento, rivelando, oltre alla perdurante mancanza di comunicazione fra i diversi settori della macchina amministrativa, anche un ritardo nel prendere coscienza di cosa voglia dire salvaguardare e valorizzare “le mura”. Mura fra virgolette, perché purtroppo fatica a farsi strada la consapevolezza che “le mura” non sono quel lungo recinto di pietre e mattoni che circonda per undici chilometri la città. Sono anche canali e fossati (spesso coperti) che le accompagnano, sono anche le fosse (quasi dovunque rialzate rispetto al livello originario e riempite di edifici, attrezzature e vegetazione arborea), sono anche le strade di circonvallazione, esterne e interne, allargate e rettificate, ma ancora riconoscibili. Solo recuperando, per quanto possibile, ma con coerenza e determinazione, tutte le componenti di quell’insieme indivisibile che chiamiamo “le mura”, si potrà parlare, un giorno, di un “Parco delle Mura”. Che, forse, per chiarire, sarebbe ormai il caso di chiamare “parco della città”.

Di cosa si tratti nella fattispecie, è presto detto. È stata decisa l’installazione, sperimentale (periodo iniziale due anni), di una “torre colombacea”, destinata ad attrarre i piccioni per poterne monitorare consistenza numerica e condizioni di salute, con relativi riflessi sulla nostra salute, e, forse, controllarne la proliferazione con metodi “umanitari”. Iniziativa seria e apprezzabile, solo che si è scelta un’area all’esterno delle mura nei pressi di porta Savonarola: cioè nell’area della fossa, che il Piano per il Parco delle Mura prescrive invece di liberare progressivamente, senza forzature, senza imposizioni, approfittando delle situazioni favorevoli che si vengono a creare, come, anni fa, l’allontanamento dei distributori di benzina o, di recente, lì accanto, la dismissione del bocciodromo. Per arrivare un giorno a ricostituire alcuni tratti della fossa, riportandone il profilo al livello originario, rendendo finalmente comprensibile la presenza dei ponti all’esterno delle porte (vi siete mai chiesti a cosa servissero?).

La prevista torre di per sé non costituisce un ostacolo visivo di particolare impatto (sebbene, due metri di lato alla base e quattro di altezza non siano proprio uno scherzo). E comprendiamo come la scelta si debba alla presenza di una consistente colonia di volatili proprio intorno a porta Savonarola. Ma è stata fatta senza tener conto di alcuna altra esigenza. Non lontano c’è la ex caserma Prandina col suo Giardino Cavalleggeri, altrettanto adatto, e c’è il boschetto del vivaio Zantomio: destinato, pare, a essere inutilmente sacrificato per costruire nuove case che nessuno abiterà, mentre è uno dei tanti esempi di aree che andrebbero integrate nel “sistema-parco delle mura (o della città)”.
Inoltre la torre non sarà l’unico elemento invasivo: è prevista una recinzione, per ovvie ragioni di sicurezza, ampia abbastanza da permettere ai tecnici di lavorare, come già dimostra il quadrato delimitato dal nastro bianco e rosso. E naturalmente, siccome una recinzione non piace a nessuno, cosa si prevede? di “nasconderla” con una siepe. Una siepe sarà pure più gradevole, ma non è certo trasparente: nasconderà un buon tratto di mura...

Abbiamo appena ottenuto l’assenso alla rimozione di una rete spuntata a lato del baluardo Moro I (ma la rete è ancora lì), condannato il progetto di parcheggio nella fossa del baluardo Cornaro, segnalato l’incongruenza di lasciare una rete intorno al baluardo Santa Croce, e ora ce ne ritroveremo una ulteriore, dove prima non c’era?
Aggiungiamoci gli alberi appena piantati, sempre nella fossa, all’esterno del torrione Pontecorvo e il bilancio della rimozione degli ostacoli alla vista delle mura è già negativo.

Chiediamo quindi con forza che ci si fermi, che si cominci a ragionare in modo coerente sul futuro delle mura, che poi vuol dire della intera città. Si decida almeno che a ogni intervento nelle aree pertinenti alle mura, anche di minima entità come la posa di una rete, di una panchina, di in cartello segnaletico, sovrintenda un apposito ufficio o commissione alla quale afferiscano i diversi settori interessati, organi di tutela compresi (e anche associazioni come il Comitato Mura che, ricordiamolo, ha pur sempre predisposto il “Piano per il Parco delle Mura”).
Per quanto riguarda la “torre colombacea”, si trovi un sito alternativo, o almeno si riduca al minimo l’area recintata e si eviti assolutamente di accompagnarla con una siepe. E si provveda intanto a rimuovere i resti del bocciodromo.

Dietro a tutto questo (torri, bocciodromi, campi di calcetto, scuole, recinzioni, siepi), lo ricordiamo a tutti, c’è un bel tratto di mura, in abbandono, coperto di vegetazione, ma in buono stato di conservazione. Lo restaureremo, un giorno, e lo illumineremo, per poi nasconderlo con reti e siepi?

Comitato Mura di Padova
(U. Fadini)

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(26 marzo 2016) - La torre colombaia e il recupero delle fosse

 

area Il cartello area 1930

foto aerea