L'area attorno al torrione Alicorno

(2 aprile 2015) - La scuola materna Madonna di Lourdes sarà presto sostituita dalla nuova, intitolata a Luigi Gui e appena inaugurata in via Buzzaccarini. Si libereranno così gli edifici attualmente occupati dalla scuola, che sorge lungo le mura a nord del torrione Alicorno. Prima che ne venga frettolosamente decisa una qualsiasi nuova destinazione, è il caso di segnalare la rilevanza cruciale del contesto in cui è inserita.

Ma, prima ancora, va chiarita una questione di metodo.

Il nascente “Parco delle mura e delle acque” richiederà tempi lunghi e non potrà che essere realizzato per fasi. Giusto quindi definire un ordine di priorità per gli interventi, come l’Amministrazione ha già fatto, indicando al primo posto il segmento Arena-Golena S. Massimo. Sarebbe però un grave errore procedere senza aver prima predisposto un progetto quadro, che scenda in ulteriore dettaglio rispetto al Piano presentato dal Comitato Mura qualche mese fa e impedisca che, nelle more della sua attuazione, vengano prese decisioni estemporanee su singoli segmenti, o anche singoli edifici, che ne contraddicano e ne possano compromettere gli obiettivi.
Venendo al caso della ormai ex scuola materna, è prevedibile che giungano presto richieste e proposte di riuso degli edifici, da parte di enti, associazioni o privati. Deve essere chiaro che non è possibile dare risposta a tali richieste senza aver prima compreso e valutato il contesto in cui quegli edifici si situano, le opportunità che esso offre nell’ambito del progettato Parco e le scelte, anche coraggiose, che l’attuazione di quel progetto richiede.
Gli edifici, frutto di successive trasformazioni delle strutture che da inizio ‘900 ospitavano il Bagno Pubblico gestito dalla Rari Nantes, nascondono oggi un buon tratto di mura, ma, fatto ancor più rilevante, hanno perso ogni rapporto con le acque del Bacchiglione, facendolo perdere anche al bastione, che proprio nel controllo della via d’acqua ha una delle sue ragioni storiche: la strada di accesso, che auspichiamo venga presto rimossa, o almeno abbassata a livello golenale, cinge e soffoca, letteralmente, il torrione, negandone la monumentalità e separandolo dal fiume (la vegetazione spontanea lungo la riva si incarica poi di farlo scomparire quasi del tutto alla vista...).

L'area attorno al torrione AlicornoIl destino materiale degli edifici va dunque valutato alla luce dell’esigenza di valorizzare non solo le mura, migliorandone la visibilità, ma anche il loro rapporto originario con le acque. Destino che non prevede necessariamente la loro demolizione totale, ma in ogni caso una riduzione del loro impatto visivo, in particolare del corpo lungo le mura, riportando in luce quel che conserva di storicamente significativo, ma riducendolo a un solo piano, evitando così anche i costi di una messa a norma che ne comporterebbe di fatto una ricostruzione quasi integrale. Ma ogni decisione in proposito deve accompagnarsi a un serio ripensamento circa il loro uso, che anche di quegli edifici recuperi il rapporto con l’acqua e sia coerente con il progetto del Parco delle Mura e delle Acque: non più come bagno pubblico, certo, ma come sede di servizi al parco, terminal per la navigazione fluviale, punto di ristoro e quant’altro.

Attorno al fulcro costituito dal torrione Alicorno, appena restaurato, si dispiegano infatti due aree verdi che, considerate come un tutto unico, possono costituire uno dei segmenti qualificanti del futuro Parco, offrendo contenuti storici e paesaggistici, dunque anche turistici, di grande rilievo. Che una scelta sbagliata di oggi potrebbe in seguito rendere arduo, forse impossibile perseguire.

A nord, all’interno delle mura, il “Giardino dell’Alicorno” (quanto resta dello storico parco Trieste), che, se reso attraversabile tenendo aperti gli accessi dalla passeggiata Camillotti (via S. Pio X) e di piazzale Santa Croce, permetterebbe un percorso ciclo-pedonale ininterrotto di circa 1,2 km sugli spalti delle mura, dal ponte della Saracinesca a piazzale Santa Croce. Percorso che include il torrione Ghirlanda.

All’interno del giardino, che conserva anche una poco nota ma importante testimonianza dell’attività dell’osservatorio astronomico (una grande mira in pietra, un tempo visibile dalla Specola) già da subito si potrebbero visitare gli ambienti interni del torrione, architettonicamente i più interessanti della cinta padovana. Una volta restaurate, potrebbero divenire accessibili anche le due casematte esterne, con le cannoniere che proteggevano il bastione: unico caso a Padova in cui il sistema-bastione si sia conservato integralmente e risulti ben comprensibile.

A sud delle mura una vasta area verde, in parte pubblica, attraverso la quale scorre, parzialmente tombinato, ma facile da riportare alla luce, il canale Alicorno, permette la vista ravvicinata del torrione e la visita del museo Assoarma. Se in determinati orari fosse aperto il passaggio verso il parco Margherita Hack, superato il canale Alicorno si potrebbe visitare l’edificio della chiavica che lo regola, che conserva significative vestigia della struttura cinquecentesca. Di qui si potrebbe proseguire lungo l’argine fino al ponte dei Cavai. Se poi venisse realizzato l’attracco già previsto dal piano della navigazione fluviale, di qui ci si potrebbe anche imbarcare per raggiungere il castello carrarese; oppure, navigando sui canali Scaricatore, San Gregorio e Piovego, arrivare fino al Castelnuovo (un “itinerario dei castelli di Padova”!) e proseguire ancora, costeggiando le mura rinascimentali, fino al Portello e alle Porte Contarine.

Se aggiungiamo che le due metà dell’area verde che circonda il bastione Alicorno, dentro e fuori le mura, potrebbero essere collegate riaprendo il varco a suo tempo praticato nelle cortine per utilizzare la casamatta est come rifugio antiaereo, eliminando così la necessità di uscire in piazzate Santa Croce e rientrare da via Cavallotti, si ha la misura di quanto affascinante potrebbe divenire quest’angolo un po’ dimenticato della nostra città, e quanto cruciale in una strategia di valorizzazione non solo delle mura, ma dell’immagine di “Padova città d’acque, di mura e di castelli”.

Il Comitato Mura di Padova (U. Fadini)

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Il comunicato come è stato riportato dai giornali: