(15 luglio 2015) - Non si tratta ancora dei grandi lavori di restauro e valorizzazione delle mura che la nuova Amministrazione ha promesso di intraprendere, già a partire dal prossimo anno, ma proseguono nel frattempo i restauri in corso o programmati da tempo. Mentre si avvia a conclusione il lungo processo di sistemazione di porta Ognissanti, è partito in parallelo quello che riguarda il baluardo Santa Croce, mentre entro l’anno si dovrebbe intervenire sul torrione della Gatta per la sistemazione del sacello dedicato ai caduti nel bombardamento del 1916 e del muro di contenimento dei giardini.
Nei giorni scorsi abbiamo avuto l’opportunità di visitare entrambi in cantieri in corso e vi riportiamo le nostre considerazioni, che potranno essere utili anche per i futuri e più ampi progetti.

Come si ricorderà, il baluardo Santa Croce è stato oggetto di un primo restauro quasi venticinque anni fa, che aveva interessato la metà occidentale della struttura, oltre a una generale pulizia delle piazze basse. Un’operazione ben condotta per quanto riguarda la fase di indagine preliminare, che aveva rivelato dettagli costruttivi e cronologici assai interessanti, ma dagli esiti abbastanza controversi quanto all’aspetto finale che la struttura aveva assunto a fine lavori, con la “copertina” in cocciopesto che copriva quanto rimaneva dei parapetti, dei merloni e delle troniere, mentre gli ambienti  interni, coperti e scoperti, erano stati resi agibili senza operazioni eccessivamente invasive e sono stati di fatto utilizzati intensamente come spazio teatrale, nonostante la presenza di una sorta di deposito di elementi lapidei sparsi un po’ ovunque, fra i quali anche i resti del leone marciano.
Il cantiere aperto da qualche settimana sembra prevedesse originariamente la rimozione del terreno che copre la muratura per la posa di un manto impermeabile. Successivamente la terra sarebbe stata rimessa al suo posto. La limitatezza dei fondi a disposizione ha però indotto a rinunciare alla rimozione della terra, che è stata soltanto rimodellata nel profilo e verrà armata secondo modalità ormai abituali nei restauri padovani.
Ebbene, diciamolo chiaro, per una volta la limitatezza dei fondi si è rivelata provvidenziale per evitare una operazione antistorica. La soluzione del terrapieno in sommità può essere discutibile nel caso dei torrioni (anche se per quelli oggi privi di parapetto, e di cui non abbiamo prove che esso sia mai stato completato in muratura, il discorso andrebbe approfondito), ma nel caso del baluardo Santa Croce è verosimilmente proprio al soluzione adottata fin dall’inizio da chi lo costruì, a metà Cinquecento. A quell’epoca si era infatti diffusa la convinzione che un parapetto in terra fosse più efficace di uno in muratura: e in effetti se si osserva il baluardo si noterà che ha una cornice in trachite che non corrisponde al bordo di un parapetto. Nella metà in cui la terra è stata rimossa, di fatto il parapetto non c’è. D’altra parte, che la terra trovata sulla sommità del baluardo non fosse lì per caso se n’era accorto proprio chi aveva diretto i lavori di restauro, l’architetto Maurizio Berti, che ne ha lasciato una buona documentazione. La terra, insomma, era forse lì dal Cinquecento. Purtroppo all’epoca fu comunque deciso di rimuoverla, ma per fortuna l’errore, per volontà o per caso, non verrà ripetuto sulla metà orientale.
Quanto al paramento esterno in muratura, è presto per esprimere un giudizio, ma certo la rimozione della vegetazione, che ha continuato a crescere indisturbata in questi anni nella parte non restaurata, lo ha fortemente compromesso e saranno necessari risarcimenti abbastanza estesi, anche per evitare che la cornice collassi.
Se non abbiamo capito male, i lavori non toccheranno la piattaforma superiore, che invece avrebbe decisamente bisogno di una sistemazione, ma i fondi, come si è detto all’inizio, non sono sufficienti.
Si sta invece cercando un finanziamento ad hoc per ricollocare sulla faccia occidentale il leone. Nei mesi scorsi Comitato Mura e Gruppo Speleologico Padovano CAI hanno provveduto a un accurato rilievo dimensionale della nicchia e dei grossi frammenti della scultura e si è constatato che, pur con qualche difficoltà, il leone può essere ricollocato. Il Settore Edilizia pubblica ha predisposto un progetto e, come detto, ora si tratta “soltanto” di trovare i fondi per realizzarlo.



A porta Ognissanti, o Portello che dir si voglia, un nuovo breve intervento, portato a termine nei giorni scorsi, ha completato la sistemazione della facciata lato città, verso via Portello, con la sostituzione di numerosi elementi lapidei, in particolare del basamento  e delle modanature d’angolo, troppo deteriorati per essere mantenuti.
Il lavoro è stato eseguito secondo i moderni criteri che prescrivono che le parti sostituite siano facilmente riconoscibili per non trarre in inganno l’osservatore, ma non interferiscano con il pieno godimento dell’oggetto architettonico. Il risultato appare in effetti corretto.
Sul fianco est sono poi stati restaurate le delicate decorazioni floreali, verosimilmente appartenenti agli ambienti dei piccoli edifici di pubblica utilità, dazio e uffici sanitari) che alla porta si erano addossati nel corso del tempo.
Ora non resta che la sistemazione definitiva del vano interno al piano superiore per completare il lavoro. In attesa che venga presa in considerazione la possibilità di svuotare dal fango, impermeabilizzare e rendere infine agibile la casamatta sotterranea scoperta e visitata a fine 2011 dagli speleologi del Gruppo Speleologico Padovano CAI e dal Comitato Mura.
Ma per questo obiettivo bisognerà sicuramente attendere il progetto di restauro complessivo delle mura.
Piuttosto, ora che la porta si presenta in perfetto stato, infastidiscono ancor più quelle transenne e quei paracarri che le stanno davanti, quasi a volerne negare la riconquistata monumentalità.
Speriamo ancora in un ravvedimento dell’Amministrazione riguardo all’idea di far passare di nuovo il traffico veicolare davanti alla porta, perché, a parte ogni altra considerazione, per permetterlo, transenne di qualche tipo sarebbero evidentemente necessarie e, lo ripetiamo, la via Portello “vive” proprio di quello straordinario fondale scenico che è la porta. Sfregiarla con transenne e paracarri è davvero una pessima idea e va contro quell’intento di valorizzazione delle mura che lodevolmente l’Amministrazione ha sposato.
Ma ne siamo sicuri, una volta visto lo splendido risultato, il buon senso prevarrà!