(20 ottobre 2011) - E' necessario mettere ordine nelle affermazioni, spesso erronee e fuorvianti, che frequentemente vengono fatte sull'area del Castelnuovo e della golena di San Massimo (così è infatti storicamente chiamata e non di San Prosdocimo). L'area esterna alle mura (la golena propriamente detta) è stata solo lievemente rialzata e livellata con pietrame, ma non con rifiuti, all'epoca della creazione dei capannoni della nettezza urbana. Infatti la sua altezza, nell'area a ridosso del Castelnuovo, era nel 1984 analoga a quella del 1905 (ci sono foto che lo dimostrano), ben prima che fosse presa la, deturpante,  scelta di collocarvi gli impianti di raccolta dei rifiuti, poi rimossi circa trenta anni fa.

La formazione della golena e il suo progressivo rialzo furono il frutto dei sedimenti che per secoli il Piovego con le sue piene ha deposto a valle del Castelnuovo (analoga formazione ha avuto anche l'area del parco Fistomba).

Da anni sono in corso all'interno e all'esterno del Castelnuovo scavi non autorizzati da parte degli Amissi del Piovego, condotti in maniera dilettantesca, senza nessuna assistenza archeologica, senza il rispetto delle norme di sicurezza e con la compromissione delle informazioni storico-scientifiche.

In diverse occasioni i "badilatori" sono stati colti sul fatto dai vigili urbani e sulla questione vi sono procedimenti in corso.

I competenti organi comunali hanno fatto recintare le aree (atti che sicuramente non costituiscono un segno di approvazione) e tali recinzioni sono state sistematicamente aggirate o abbattute.

Azioni totalmente autogestite e non autorizzate dagli organi di tutela non sono rese meno gravi dalla loro semplice diffusione pubblica, come si vuol far credere.

La storia, l'evoluzione e le recenti  manomissioni del tratto di mura cinquecentesche del Castelnuovo saranno oggetto di una pubblicazione del Comitato Mura che uscirà a breve: Il Castelnuovo di Padova, la fortezza mancata.

Comitato Mura di Padova

 

Due immagini storiche dell'area golenale antistante la porta del Castelnuovo. A sinistra un'immagine ante ottobre 1905 (prima dell'insediamento delle strutture della nettezza urbana) e a destra una dell'inverno 1983-1984 (durante la rimozione delle strutture della nettezza urbana). Dal confronto si evince che il livello golenale in quest'area non è stato significativamente rialzato dalla strutture di raccolta dei rifiuti.

foto 1905_tfoto inverno 1983-1984 (Bruzzo)_t

 

Inoltre riportiamo un estratto di quanto scritto in Il Castelnuovo di Padova (in "Arkos. Scienza e restauro dell'Architettura", Nardini editore, Anno VII, Nuova Serie, aprile/giugno 2006, pagg. 45-51) da parte dell'allora tecnico comunale (arch. Maurizio Berti) che segui le operazioni in golena tra gli anni '80 e '90 e che illustra la composizione del terreno golenale così come rilevata durante le operazioni di sbancamento. Analogo articolo (con minime variazioni redazionali) è comparso anche su "Padova e il suo territorio", n. 120, aprile 2006, pagg. 8-13.

 

"Nell'agosto 1984 la Nettezza Urbana di Padova, che occupava i luoghi di cui parliamo, fu traslocata in altra sede. Successivamente, il Comune fece eseguire alcuni scavi di prospezione all'interno del Bastione della rocca [il Castelnuovo, n.d.r.] e sul terreno golenale adiacente [...]Il livello del piano su cui si effettuarono gli scavi nel 1986 corrispondeva al punto di appoggio dell'arco del portale di accesso alla rocca, sopra l'architrave. Architrave e soprastante arco costituivano la porzione del portale emergente da terra, e quindi visibile. Questi scavi furono eseguiti fino ad una profondità di poco superiore a cinque metri, ossia fino a circa cinquanta centimetri sotto il livello medio dell'acqua del vicino Piovego. I primi cinquanta centimetri dalla sommità del terrapieno erano costituiti da un riporto di acciottolato fluviale, il sottostante strato di un metro era dato da terreno molto aerato; seguiva poi uno strato sabbioso, sotto il quale fu trovato il leone di San Marco. In ambedue questi strati principali non furono trovate tracce di depositi vegetali. I primi strati argillosi si incontrarono a quota cinque metri. Il rilevante spessore del terreno golenale, l'assenza assoluta di depositi vegetali e di manufatti, stavano a dimostrare che il canale esterno al bastione dovette sopportare, perlomeno sino alla fine dell'Ottocento, rilevantissime piene stagionali, e di particolare violenza, tali cioè da trascinare via depositi vegetali, ciottoli e frammenti di manufatti (ad esclusione naturalmente del pesante leone di pietra). Si fece strada allora l'idea che proprio tali piene avessero consigliato la tempestiva tamponatura delle tre aperture del mastio, onde evitare l'allagamento dell'area Ognissanti."

 

A questo link è visibile l'intero testo.

 

Per le operazioni non autorizzate in corso nell'area del Castelnuovo, seguire i seguenti link:

- Chi danneggia il Castelnuovo?(19 marzo 2009)

- Castelnuovo, continuano i lavori abusivi (18 maggio e 2 giugno 2009)

- Quegli scavi erano davvero abusivi (15 agosto 2010)

- Ancora scavi abusivi (20 novembre 2010)

- E. Franzin e la scoperta dell'acqua (calda) (23 novembre 2010)

- Golena San Massimo: devastazioni e scavi abusivi (11 aprile 2011)

 

Riportiamo qui due recenti lettere (del 13 ottobre 2011 e del 20 ottobre 2011) apparse sul Gazzettino di Padova e rispetto a cui il testo sopra proposto vuole essere una risposta.

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